Uomo politico italiano. Laureatosi in Giurisprudenza, entrò nei ranghi
dell'amministrazione dello Stato e nel 1905 venne nominato ispettore generale
del ministero dell'Interno. Dal 1906 al 1909 fu capogabinetto di Giolitti. Ebbe
poi lo stesso incarico dal 1911 al 1913, anno in cui venne eletto deputato nel
collegio di Barge. Rimase in seguito fedele alla linea politica di Giolitti, che
nel 1915 gli inviò una lettera nella quale si augurava che l'Italia non
entrasse in guerra perché, a suo parere, poteva ottenere "molto" dagli
Imperi centrali senza farsi coinvolgere nel conflitto. Lo scritto, pubblicato
dai giornali e divenuto famoso come
lettera del parecchio (così
nel dibattito giornalistico era stato trasformato il "molto" di Giolitti),
suscitò vaste polemiche che giunsero a coinvolgere anche
P.
Ministro dei Lavori pubblici dal giugno 1920 al luglio 1921, dal febbraio al
luglio 1922 tenne il dicastero del Tesoro. Venne nominato senatore nell'ottobre
1922. Presidente della Corte dei Conti dal 1922 al 1928, diede un contributo
fondamentale all'elaborazione delle leggi pensionistiche e nel 1927
pubblicò il
Codice delle pensioni (Saluzzo, Cuneo 1863 - Roma
1930).